CENTENARIO 14-18

18 colpi di stile in un'area naturalistica protetta. Un campo da golf a 1.200 m di quota

In una terra di confine, 7 fortezze testimoniano quello che fu il dramma della Grande Guerra. 7 fortezze innalzate per difesa, tutte visitabili oggi a piedi o in mountain bike.

A 100 anni dal conflitto vogliamo ricordare ciò che fu, con commemorazioni, spettacoli teatrali, concerti, trekking ed escursioni sui luoghi di battaglia, perchè ciò che successe non deve essere dimenticato.

In questo contesto, il 27 luglio 2014 in occasione dei SUONI DELLE DOLOMITI, appuntamento fisso musicale proposto tutte le estati, il compositore Paolo Fresu ha intonato il "Silenzio" per l'Italia dall'altopiano di Folgaria. Trombettisti dei Paesi allora coinvolti hanno infatti suonato dai luoghi storicamente più significativi del conflitto per ricordare tutti i caduti. 

Il 28 luglio 1914 l'Austria-Ungheria lanciò un ultimatum alla Serbia che rifiutando impose la guerra.

Il 31 luglio 1914 in tutti i paesi del Tirolo (territorio austro-ungarico cui faceva parte il Trentino) apparvero avvisi di mobilitazione generale: tutti gli uomini tra i 21 e 42 anni erano chiamati a raggiungere quanto prima i distretti militari di Trento e Rovereto, si parla di circa 60.000 uomini di cui oltre 11.500 non fecero ritorno.

Di lì a poco gli stessi uomini sarabbero partiti per il fronte, verso il terribile fronte russo. Si pensava sarebbe durata poco, durò invece quattro lunghi e interminabili anni e troppi non fecero più ritorno.

Il 24 maggio 1915, con l'entrata in guerra dell'Italia, il conflitto giunse anche su queste montagne e la nostra gente fu mandata in fretta e furia profuga negli sperduti paesi della Boemia, della Moravia, dell'Austria Superiore e Inferiore, nelle cosiddette "Città di legno", i campi profughi di Braunau e Mitterndorf dove soffrirono fame e malattie.

Un Fronte d'Acciaio

In vista di un probabile conflitto, a partire dal 1860 sia l’Austria-Ungheria che l’Italia iniziarono a fortificare i loro confini.

Gli altipiani di Folgaria, Lavarone, Luserna e Vezzena furono fortificati a partire dal 1908, attraverso questi territori le truppe italiane avrebbero infatti potuto facilmente penetrare in Trentino. Su proposta del Capo di stato maggiore, il Generale Conrad Von Hötzendorf, tra Cima Vezzena e l’altopiano di Folgaria fu realizzato uno sbarramento fortificato costituito da 7 forti di pietra, cemento e acciaio collegati tra di loro da un robusto sistema trincerato.

Nel 1915 i forti degli Altipiani impedirono l’avanzata italiana su Trento e nel maggio 1916 furono base di partenza della Strafexpedition, la poderosa offensiva con la quale gli Austriaci miravano alla pianura veneto-vicentina per cogliere l’esercito italiano alle spalle. Dopo un successo iniziale tale offensiva fallì.


I Forti

Tra il 1908 e il 1914 furono costruiti i forti del settore orientale: Forte Cima Vézzena, Forte Busa Verle, Forte Lusérn e Forte Belvedere Gschwent.

Forte Cima Vezzena

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Forte Lusérn

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Forte Busa Verle

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Forte Belvedere Gschwent

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 Tra il 1910 e il 1914 furono costruiti i forti dell’altopiano di Folgaria: Forte CherleForte Sommo Alto e Forte Dosso delle Somme.

Forte Cherle

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Forte Sommo Alto

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Forte Dosso delle Somme

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La loro funzione principale era quella di sbarrare le principali vie di accesso agli Altipiani nell’area compresa tra l’alta Val d’Assa e la valle di Terragnolo.

Erano forti moderni dotati di una resistente copertura in cemento che in alcuni punti superava i 3 m di spessore, armati con obici da 10 cm in torre corazzata, da 12 a 22 postazioni di mitragliatrice. Muniti di ampie scorte di munizioni, carburanti e viveri erano capaci di resistere in completo isolamento per oltre trenta giorni. Potevano ospitare tra i 200 e i 300 uomini.

Per le comunicazioni militari d'uso comune si utilizzava il telefono e il telegrafo. Per superare l'interruzione delle linee a causa dei bombardamenti fu predisposto un sistema alternativo di comunicazioni basato su segnali luminosi.

Su Monte Rust, a 1220 m di quota a circa metà della linea fortificata, fu allestita una Stazione di collegamento ottico. La sua funzione era quella di raccogliere i messaggi inviati dai vari forti e osservatori e di trasmetterli ai comandi arretrati e al vicino comando tattico di Virti.

Appositi fori ricavati nelle pareti ospitavano proiettori e cannocchiali che permettevano l'invio e la recezione dei segnali.

apt folgaria stazione collegamento ottico monte Rust

Nei pressi del piccolo abitato di Virti, in una profonda forra naturale invisibile alla ricognizione aerea, si trovava il cosiddetto «Comando tattico di settore».
Costituito da un edificio coperto, una serie di ricoveri in caverna e da una centrale telefonica che lo teneva costantemente in contatto con i vari settori del fronte, fungeva da elemento di coordinamento delle operazioni militari in atto sugli Altipiani.
Si tramanda che nel maggio 1916, prima della Strafexpedition, vi avesse trovato alloggio il principe ereditario Carlo d’Asburgo.

scala imperatoreNei pressi di Forte Cherle, di lato alla strada provinciale dei Fiorentini (SP N. 142), si trova la Scala dell'Imperatore, una 183 gradini che salgono il ripido pendio in cima al quale si trovano i resti di quello che fu l’ospedale militare di Val Fredda.

Il nome è un omaggio all'imperatore Carlo d'Asburgo, giunto in visita al fronte degli Altipiani nella primavera del 1917. È nota anche come "Scala dei morti" poichè permetteva il trasporto dei soldati deceduti nell’ospedale al sottostante cimitero del forte.

 

 

Cimiteri Militari

Durante il conflitto i caduti furono sepolti in piccoli cimiteri militari ubicati nei pressi dei campi di battaglia. Altri cimiteri militari furono inoltre allestiti a Folgaria (a ridosso di quello civile), a Lavarone (nei pressi dell’ospedale maltese di Slaghenaufi) e a Luserna, nell’area di Costalta.

Tra il 1921 e il 1932 le salme dei cimiteri minori furono traslate nei più grandi cimiteri di Folgaria (2.505 caduti) e di Slaghenaufi (748 caduti). Il cimitero di Costalta ospitò qualche centinaio di caduti, anche italiani, la maggior parte dei quali nel 1921 fu trasferita al grande Ossario di Asiago (54.286 caduti).

Tra il 1936 e il 1938 un Ossario monumentale (20.279 caduti) fu costruito anche a Rovereto a monte della città.

 

 

 

I Forti Italiani

Ai forti austriaci si contrapponevano tre forti italiani: Forte Verena (a 2015 m, chiamato “il dominatore dell'Altipiano”), Forte Campolongo (a 1720 m) e Forte Campomolon (a 1853 m, incompiuto).

Erano forti moderni quanto quelli austriaci, costruiti a quote elevate per avere un vantaggio strategico sulla linea nemica, che avevano però dei punti di debolezza: non erano inseriti in una linea fortificata ma erano distanti e scollegati tra di loro, erano armati con cannoni (149 mm) e non con obici e le coperture di cemento non erano rinforzate con putrelle d’acciaio.

Furono questi elementi a renderli vulnerabili al fuoco nemico tant’è che dopo una supremazia iniziale, ottenuta soprattutto nel settore orientale degli Altipiani, furono progressivamente messi fuori combattimento e quindi disarmati.

Molte le passeggiate che si possono fare per visitare i tanti resti monumentali, uno tra tutti il Sentiero Emozionale "dalle Storie alla Storia", un sentiero tematico che narra le vicende che coinvolsero gli abitanti di Luserna-Lusérn.

Ventotto silhouettes di metallo arricchite con dettagli artistici in cotto raccontano in prima persona brevi storie vere per far riflettere sull'atrocità e sulla spietatezza della guerra che improvvisamente sconvolse la vita di questa gente di montagna. Il percorso è adatto a tutti e la passeggiata si completa in circa due ore.

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